L’edificio ottocentesco, eretto nel 1855 su progetto di Virginio Vespignani, ingloba parte degli edifici romani ed è sede dell’ Antiquarium del Palatino, un impianto didattico che illustra la storia del colle. Si parte dalle origini con i materiali relativi alle capanne sul Germalo, con le ricostruzioni dell’aspetto dell’abitato e di una capanna; cospicui anche i reperti ceramici, tra cui le urne cinerarie a capanna, e i cippi iscritti relativi alla cinta del “pomerium”. Al piano superiore sono riunite essenzialmente le opere scultoree - incluse quelle già trasferite nelle collezioni del Museo Nazionale Romano - rinvenute dal 1870 a oggi nei palazzi imperiali a illustare, assieme ad alcuni complementi pittorici (“domus Praeconume”; “Domus Transitoria”), la decorazione artistica da Augusto alla tarda antichità. Tra i marmi nella galleria spiccano: “statua” acroteriale acefala di “Aura” con peplo aperto sul fianco destro, originale greco del V secolo a.C.; “statua acefala di Afrodite o Kharis”, replica di età imperiale da Kallimacos; “musa seduta su roccia”, copia di età flavia di un tipo ellenistico e proveniente dallo Stadio palatino; “testa di Persiano morente”, copia di età antonina in stile pergameno; “torso di danzatrice con corto chitone”, replica di età imperiale da originale di meta V secolo a.C.; frammento della “testa del Doriforo di Policleto”; “testa di Asclepio”, copia di metà II secolo da prototipo del IV secolo a.C.; “testa di Meleagro”, molto corrosa, ottima copia flavia da originale scopadeo del IV secolo a.C.; “torso di Artemide”, copia di età antonina di originale ellenistico, rinvenuto nelle costruzioni severiane. Il periodo augusteo è illustrato dalle raffinatissime terrecotte architettoniche dette “lastra Campana” (36-28 a.C.) e dalle terrecotte architettoniche che decoravano il tempio di Apollo sul Palatino, dalla “statua di Hermes” con la testa-ritratto di principe giulio-claudio, dal “Palladium Palatino” (originale greco di fine VI secolo a.C., dalle tre “erme di canefora” in marmo nero antico, dai resti di una “decorazione pittorica” di secondo stile (seconda metà I secolo a.C.) dalla casa di Augusto, da un frammento di intonaco dipinto (“Apollo citaredo”). All’impero di Nerone si riferiscono tre brani di decorazione pittorica di quarto stile su intonaco e stucco dalla “Domus Transitoria”, da cui provengono anche le “tarsie” marmoree di rivestimento parietale. Il periodo tra i Giulio Claudii e gli Antonini rivive sia attraverso teste e busti (notevole quello di “Antonino Pio”, opera forse di artista greco) sia tramite “tarsie” marmoree di età neroniana dalla “Domus Tiberiana”. Quello dagli Antonini alla Tetrarchia ancora attraverso “teste-ritratto” (si notino quello di Giulia Domna”, dall’acconciatura a melone della capigliatura, e quello di Massimino il Trace”, dalla caratteristica acconciatura a calotta compatta).
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Parco Archeologico del Colosseo - Palatino
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