La basilica di Santa Croce in Gerusalemme, una delle più insigni della Cristianità per antichità di fondazione e per le reliquie veneratevi, ma notevole anche per la struttura architettonica che, sebbene modificata all’interno, risale a metà del IV secolo. L’area dove sorse la chiesa fu occupata nella prima metà del III secolo da una villa imperiale, iniziata da Settimio Severo e compiuta da Elagabalo, che comprendeva, oltre al palazzo imperiale (“Sessorium”, da “sedeo”, risiedere), un piccolo anfiteatro e un circo; agli inizi del secolo successivo il “palatium Sessorianum” fu residenza privata dell’imperatrice Elena, madre di Costantino, che probabilmente dedicò al culto cristiano un ambiente dell’edificio: qualche decennio più tardi un atrio di questo fu trasformato in basilica cristiana (da qui i nomi di Basilica Eleniana o Sessoriana). L’aula rettangolare, in origine aperta sui lati maggiori da archi su pilastri che furono murati per isolarla dal complesso, fu suddivisa in tre navate longitudinali e dotata di nartece, del campanile e di un chiostro da papa Lucio II (1144-1145), e modificata nel ‘400 e nel ‘500; il complesso ebbe però l’aspetto definitivo solo sotto papa Benedetto XIV (1743), quando Domenico Gregorini e Pietro Passalacqua trasformarono la navata centrale e sostituirono il nartece con un atrio ellittico sul quale fu apposto il nuovo prospetto di travertino. La facciata, uno dei capolavori del barocchetto romano, esplode, tra le ali neutre del convento, con l’impianto concavo-convesso di ascendenza borrominiana, a ordine unico di paraste corinzie, e culmina, oltre i timpano curvilineo, nell’aereo fastigio tra le statue degli evangelisti, Elena e Costantino; la parte centrale s’inflette all’esterno sotto la pressione dell’ Atrio ellittico, che è composto da un vano centrale con cupoletta, delimitato da pilastri affiancati dalle colonne del precedente nartece, e da un ambulacro anulare. Sulla destra si leva il “campanile” romanico in laterizio, con quattro piani di bifore accoppiate, che fu eretto al tempo di papa Lucio II.
ORARI E INDIRIZZI:
Piazza di San Croce in Gerusalemme - Aperta da lunedì a sabato dalle ore 7:00 alle ore 12:45 e dalle ore 15:30 alle ore 19:30, domenica e festivi dalle ore 7:30 alle ore 12:45 e dalle ore 15:30 alle ore 19:30 - Per informazioni Tel. 06.70613053
COME ARRIVARCI:
METRO C (fermata LODI) - BUS 649 (fermata VIA SANTA CROCE IN GERUSALEMME) 16, 81 (fermata LA SPEZIA/MONZA) - TRAM 3, 8 (fermata PIAZZA SANTA CROCE IN GERUSALEMME)
LINK ESTERNI:
Basilica Santa Croce in Gerusalemme
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L’interno della basilica di Santa Croce in Gerusalemme è suddiviso in tre navate da 12 antiche e colossali colonne di granito, quattro delle quali furono inglobate nei pilastri della trasformazione settecentesca; a questo intervento si debbono le paraste che interrompono il ritmo della trabeazione, la ricca decorazione a stucchi e il soffitto ligneo voltato a botte, nel quale si aprono i sei lunettoni in sostituzione delle finestre originali (al centro, la “Vergine presenta Sant’Elena e Costantino alla Trinità”, tela di Corrado Giaquinto, 1744). Il “pavimento” cosmatesco è stato restaurato nel 1933. Ai lati dell’ingresso principale, due “acquasantiere” marmoree di fine XV secolo. Nel Presbiterio, “Ciborio” settecentesco, con fastigio marmoreo e angeli in bronzo dorato, posto sulle colonne di quello del 1148. Sotto l’altare maggiore, urna di basalto, con protomi leonine, racchiudente i corpi dei Ss. Cesareo e Anastasio. Nella volta, “Apparizione della Croce” del Giaquinto (1744).Nell’ Abside “Sepolcro del cardinale Francesco Quinones” (1536) di Jacopo Sansovino; al di sopra, “tabernacolo” in marmo e bronzo dorato su disegno di Carlo Maderno (a destra “statua di David”, a sinistra “Salomone”); ai lati, affreschi del Giaquinto (1749-1751) raffiguranti “Il serpente di bronzo” e “Mosè fa scaturire l’acqua dalla rupe”; tra quest’ultimo e il tabernacolo, “sepolcro del cardinale Bernardino Carvajal” del 1523 ma di forme quattrocentesche. Nel semicatino, “Invenzione della Santa Croce per opera di Sant’Elena e suo recupero per opera di Eraclio” e, nell’alto, “Cristo benedicente tra cherubini”, affresco attribuito ad Antoniazzo Romano (1492). Nella Navata destra: 2/o altare, “San Bernardo umilia l’antipapa Vittore IV a Innocenzo II” di Carlo Maratta (1660-1665); 3/o altare, “Visione della madre di San Roberto” di Raffaello Vanni. Per una cordonata di fine ‘400 si scende alla Cappella di Sant’Elena, di fondazione costantiniana: nella volta, mirabile mosaico (al centro “Gesù benedicente con attorno gli evangelisti; negli spazi tra gli ovali, quattro “storie della Croce”; nei sottarchi, “santi e simboli della Passione”), rifacimento rinascimentale, attribuito a Melozzo da Forlì (1484) o a Baldassarre Peruzzi (1510), dell’originale di Valentiniano III. All’altare, statua romana trasformata in “Sant’Elena” con l’aggiunta della croce e il rifacimento della testa e delle braccia. Sotto il pavimento sarebbe sparsa la terra del Calvario, che la santa avrebbe portato con le reliquie della passione di Gesù (da qui l’appellativo in Gerusalemme). L’adiacente Cappella Gregoriana fu costruita dal cardinale Carvajal nel 1520: all’altare, rilievi con “Pietà” (inizi XVII secolo). Per un’altra cordonata si sale nuovamente al presbiterio, dov’è l’ingresso alla Cappella delle Reliquie, inaugurata nel 1930 e completata nel 1952: vi sono custodite le “reliquie della Santa Croce” (tre pezzi del legno in un “reliquiario” di Giuseppe Valadier, un chiodo e parte del “titulus crucis”); in un vano adiacente un Museo racchiude gli “affreschi” (metà XII secolo) che ornavano la parte superiore delle pareti della navata centrale, scoperti nel 1913, staccati e restaurati nel 1968, nonché una “Crocifissione” di scuola giottesca e due “statuette dei Ss. Pietro e Paolo” di scuola francese del ‘300, codici miniati e arredi legati ai Cistercensi. Nella Navata sinistra: 3/o altare, “San Silvestro e Costantino” di Luigi Garzi (1675); 1/o altare, “Incredulità di San Tommaso” di Giuseppe Passeri (1675). Del vasto convento, che venne fondato da papa Benedetto VII (980) in parte sull’Anfiteatro Castrense e ampliato nel ‘500 dal cardinale Carvajal e nel 1743 da papa Benedetto XIV, restano il bellissimo Salone della Biblioteca Sessoriana (Sebastiano Cipriani, 1724), con volta affrescata da Giovanni Paolo Pannini (1724-1727), e il “monumento a Benedetto XIV” di Carlo Marchionni (1743). In tempi recenti, è stata allestita una cappella laterale, attigua a quella delle reliquie, dove è possibile visitare una riproduzione moderna a grandezza naturale della “sindone di Torino”.
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