La basilica di Santa Maria del Popolo ebbe origine da una cappelletta, eretta da papa Pasquale II nel 1099 ( forse in ringraziamento per la liberazione del Santo Sepolcro avvenuto in quell’anno) a spese del Popolo romano (da qui il nome) sul mausoleo dei Domizi dove era stato sepolto Nerone, che fu ingrandita (1227) da papa Gregorio IX. Nel Medioevo sorse una leggenda secondo cui intorno al noce, cresciuto sul luogo dove erano sepolte le sue ceneri, si aggirava spesso il fantasma dell’imperatore. I corvi che si appollaiavano sui rami erano ritenuti i demoni che lo tormentavano per i crimini commessi in vita. Quando papa Pasquale II fece costruire qui la prima chiesa, l’albero fu tagliato. Il complesso passato nel 1250 agli Agostiniani della Tuscia e nel 1472 a quelli della Congregazione Lombarda, venne ricostruito (1475-1477) nello spirito della coeva architettura sacra lombarda. Tuttora ignoto è il nome dell’architetto di questa che è la più significativa chiesa romana dell’ultimo quarto del ‘400: l’attribuzione di Giorgio Vasari a Baccio Pontelli va respinta anche per ragioni cronologiche, al pari di quella a Meo del Caprino per la facciata; probabilmente è da ascriversi ad Andrea Bregno, autore insieme alla bottega di numerose opere di scultura qui conservate. Già nel ‘500 si ebbero i primi interventi (rifacimento del coro absidato da parte di Bramante; costruzione della cappella Chigi su progetto di Raffaello, e le modifiche proseguirono nel ‘600 in chiave barocca con l’aggiunta-trasformazione delle cappelle del transetto, la sostituzione dell’altare maggiore, la sovrapposizione in facciata e all’interno dell’apparato decorativo (sotto la regia di Gian Lorenzo Bernini e per volere di papa Alessandro VII (1655-1659) e l’aggiunta della cappella Cybo di Carlo Fontana. Nel 1811-1813 venne sacrificato, nella risistemazione della piazza e del Pincio, il vasto convento quattrocentesco, poi ricostruito dal Valadier. La facciata attuale di Santa Maria del Popolo rivestita di travertino, eretta sotto papa Sisto IV (iscrizione e stemma sul portale centrale) e modificata da Bernini, presenta qualche incertezza nell’organizzazione e nelle proporzioni dei singoli elementi, ma rispecchia l’esigenza di chiarezza e semplicità dagli Agostiniani; è tripartita a due ordini di lesene che evidenziano la divisione interna, e ha tre portali: quello centrale, con fregio di raffinata fattura e, nella lunetta entro il timpano, una “Madonna col Bambino”, è attribuito alla bottega di Andrea Bregno. L’intervento berniniano eliminò alcuni elementi ‘arcaici’ modificando le finestre e il rosone, raccordò i due ordini con i mezzi sesti curvi e le ghirlande, aggiunse sul timpano i candelabri e i monti con la stella del papa (Chigi), nonché i due timpani triangolari sulle porte minori. Il fianco destro si presenta nel rivestimento neoclassico del Valadier: accanto alla cupola su tamburo ottagonale, la prima di questo tipo a Roma, si leva il campanile in laterizio, unico per la cuspide conica in cotto a squame e per i quattro pinnacoli angolari di evidente tipologia tardo-gotica padana.
ORARI E INDIRIZZI:
Piazza del Popolo, 12 - Aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 7:30 alle ore 12:30 e dalle ore 16:00 alle ore 19:00, sabato dalle ore 7:30 alle ore 19:00, domenica dalle ore 7:30 alle ore 13:30 e dalle ore 16:30 alle ore 19:00 - Tel. 392.3612243
COME ARRIVARCI:
METRO A (fermata FLAMINIO) - BUS 61, 89, 120F, 150F, 160, 490, 495, 590, 628 (fermata PIAZZALE FLAMINIO) 119 (fermata PIAZZA DEL POPOLO) - TRAM 2 (fermata VIA FLAMINIO) - ROMA NORD (fermata FLAMINIO)
LINK ESTERNI:
Basilica Santa Maria del Popolo
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L'interno della basilica, tre navate a quattro campate divise da pilastri con semicolonne addossate e altrettante cappelle poligonali per lato; transetto con testate absidate e due cappelle semicircolari ai lati del presbiterio; cupola ottagonale e coro concluso da abside, poi modificata nelle seconde cappelle di destra e di sinistra, nel transetto destro e nel coro absidato, presenta analogie con le chiese lombarde quattrocentesche di derivazione gotica, mentre il sistema di copertura a volte a crociera è desunto dall’architettura termale classica. Nell’intervento di Bernini furono sostituite con le attuali finestre le originarie bifore, furono create nel transetto le due cantorie e le cappelle semicircolari alle testate furono occupate da altari monumentali; l’altare maggiore sostituì quello rinascimentale ostruendo la visione della limpida spazialità del coro bramantesco. La decorazione plastica da lui aggiunta si è sovrapposta alla struttura quattrocentesca con garbo e vivacità: sul cornicione a dentelli che ricollega le pareti seguendo la curva delle arcate siedono statue in stucco di santi di scultori berniniani; il rosone è retto da due angeli di Ercole Ferrata e due figure allegoriche fiancheggiano, sull’arcone del transetto, lo stemma di papa Alessandro II.
NAVATA DESTRA. 1/a cappella (Della Rovere): elegante balaustra di Andrea Bregno e aiuti; gli affreschi “Episodi della vita di San Girolamo” sono di Tiberio d’Assisi (1485-1489) allievo del Pinturicchio; sull’altare, “Natività” del Pinturicchio (1490); a destra “tomba del cardinale Giovanni de Castro” (1506), a sinistra “tomba dei cardinali Cristoforo” (1478) e “tomba di Domenico Della Rovere” del Bregno; la “Madonna” è di Mino da Fiesole. 2/a cappella (Cybo): ricostruita da Carlo Fontana (1682-1687) a croce greca, con sontuoso apparato di marmi policromi e 16 colonne di diaspro di Sicilia: “Immacolata Concezione e santi”, pala a olio su muro di Carlo Maratta; i sottostanti angeli in bronzo dorato e l’urna sono di Francesco Cavallini; ai lati, sepolcri gemelli del "cardinale Lorenzo Cybo" (1683), fondatore della cappella, a del "cardinale Alderano Cybo" (1648), suo ricostruttore, con busti del Cavallini; la cupola emisferica fu affrescata da Luigi Garzi; nel vestibolo, “Martirio di Santa Caterina” di Daniele Seiter e “Martirio di San Lorenzo" di Giovanni Maria Morandi. 3/a cappella (Basso Della Rovere): affreschi illustionici e “scene della vita di Maria e santi” del D’Assisi e di Antonio da Viterbo; nello zoccolo, monocromi (“sibille, martiri") attribuiti a Jacopo Ripanda o ad Amico Aspertini (203); pavimento a piastrelle di ceramica di Deruta (fine XV secolo); a destra "tomba di Giovanni Basso Della Rovere” della scuola del Bregno (1483-1492). 4/a cappella (Costa): resti di decorazione affrescata della scuola del Pinturicchio (1489); trittico marmoreo “Ss. Caterina, Vincenzo e Antonio di Padova", di scuola del Bregno; a destra “tomba di Marcantonio Albertoni” di Jacopo di Andrea (1487), a sinistra “tomba del cardinale Giorgio Costa di Portogallo" (1508) di scuola del Bregno; qui è attualmente collocata la “tomba del vescovo Pietro Foscari” con realistica statua in bronzo del Vecchietta (1480).
TRANSETTO DESTRO. All’altare, disegnato al pari di quello opposto da Bernini (1657-1659), “Visitazione” del Morandi, con cornice sostenuta da angeli (quello a destra è del Ferrante); alla parete destra, “tomba del cardinale Ludovico Podocataro” attribuita a Giovanni Cristoforo Romano (1490); cantoria (disegno di Bernini; esecuzione di Ercole Antonio Raggi (1656-1657) con ricca incorniciatura (quercia araldica di papa Alessandro VII). A destra dell’altare, per un CORRIDOIO lungo il quale sono elementi scultorei provenienti dalla chiesa e dal distrutto convento (notevoli il “monumento del vescovo Bernardino Elvino" (1548), di Guglielmo Della Porta; il “monumento a Nestore Malvezzi", datato al 1490, e il trittico marmoreo con “santi entro nicchie" (1497), entrambi ascritti a Luigi Capponi) si giunge in SAGRESTIA: altare marmoreo del Bregno (1473 con firma), già altare maggiore, con “Madonna” di scuola senese del ‘300; ai lati “monumenti dei vescovi Guglielmo Rocca (1482) e Giovanni Ortega Gomiel (1514) pure riferiti al Bregno; in un locale attiguo, piccolo lavabo con i “busti di San Girolamo e Santa Monica” attribuiti al Vecchietta.
ALTARE MAGGIORE, eretto nel 1627 per volere del cardinale Antonio Sauli, che fece eseguire la ricca decorazione a stucchi dorati dell’arcone (”Leggenda della fondazione della chiesa”): “Madonna del Popolo”, tavola bizantineggiante (inizi XIII secolo) ritenuta anticamente opera di San Luca; sulla parete a destra in basso è la più antica memoria della chiesa: un frammento di marmo con decorazione cosmatesca e iscrizione del 1263. Il CORO fu trasformato da Bramante in due fasi (la più antica, corrispondente all’arcone a lacunari e all’abside con catino a conchiglia, risalirebbe ai primi anni dell’attività romana dell’architetto (1500); la seconda, consistente nella trasformazione dell’originaria volta a crociera in una a vela, nelle due finestre a serliana e nella collocazione dei monumenti sansoviniani, è riferibile al pontificato di papa Giulio II (1505-1059); alle pareti “monumenti del cardinale Ascanio Sforza”, a sinistra, (1505) e del "cardinale Girolamo Basso Della Rovere” (1507), firmati da Andrea Sansovino, tra i capolavori dell’artista e rappresentativi del passaggio dall’arte del ‘400 a quella del ‘500 a forma di arco trionfale di elegante e ornatissima architettura, recano la figura del defunto non più disteso supino ma dormiente e col busto sollevato, secondo i modelli etruschi; notevoli anche le “figure allegoriche” nelle nicchie e sopra la trabeazione. Sopra di essi, alle finestre, le preziose vetrate (“Infanzia di Cristo e storie della Vergine”), uniche dell’epoca a Roma, dipinte a fuoco da Guillame de Marcillat nel 1509. Nella volta, bellissimi affreschi del Pinturicchio (“Incoronazione di Maria, evangelisti, sibille e dottori della Chiesa”, 1508-1510). La cupola, senza lanternino, ha calotta e pennacchi affrescati da Raffaele Vanni (1656-1658).
TRANSETTO SINISTRO. 1/a cappella (Cerasi): “Assunzione” di Annibale Carracci (1601); ai lati, “Conversione di San Paolo” a destra e “Crocifissione di San Pietro” a sinistra del Caravaggio (1600-1601). 2/a cappella (Theodoli): sculture in stucco e pitture di Giulio Mazzoni (sua la “statua di Santa Caterina d’Alessandria” sull’altare). Altare del transetto, su disegno di Bernini: “Sacra famiglia” di Bernardino Mei tra due angeli del Raggi e di Giovanni Antonio Mari; sulla parete sinistra, “monumento del cardinale Bernardino Lonati" (1500).
NAVATA SINISTRA. 4 cappella: “Crocifisso” ligneo del XV secolo e affreschi di Pieter van Lint (1635-1640). 3/a cappella (Mellini): volta affrescata da Giovanni da San Giovanni (1623-1624); pala di Agostino Masucci; a destra “tomba di Savo Mellini” di Pierre-Etienne Monnot (suoi i “busti di Pietro e Paolo Mellini” ai lati); a sinistra “monumento del cardinale Garcia Mellini” con busto del defunto, capolavoro di Alessandro Algardi (1630, suoi i "busti di Urbano e Mario Mellini” ai lati dell’altare). 2/a cappella (Chigi): armoniosissimo ambiente a pianta centrale fatto erigere su disegno di Raffaello da Agostino Chigi come mausoleo della famiglia, iniziato nel 1513-1514 dal Lorenzetto e completato dal futuro papa Alessandro VII con l’intervento di Bernini nel 1652-1656: di chiara derivazione bramantesca, si presenta spoglio all’esterno e ricco di pitture e sculture all’interno; Raffaello fornì il disegno per i mosaici della cupola (“Dio creatore del firmamento con intorno i simboli del Sole e dei sette pianeti”, ciascuno guidato, secondo il concetto dantesco, da un angelo del suo ordine motore) eseguiti da Luigi De Pace (1516); tra le finestre, “scene della Creazione e Peccato originale”, dipinti di Francesco Salviati (1550), del quale sono anche i tondi nei pennacchi (Stagioni); sull’altare “Nascita della Vergine”, dipinto a olio su blocchi di peperino di Sebastiano del Piombo completato dal Salviati; nel paliotto “Gesù e la samaritana”, bassorilievo bronzeo del Lorenzetto; ai pilastri, entro nicchie, i profeti della Risurrezione (a destra dell’altare “Abacuc e l’angelo” di Bernini (1656-1661); a sinistra “Giona che esce dalla balena” del Lorenzetto su disegno di Raffaello (1520); nelle nicchie dei pilastri opposti “Daniele e il leone” di Bernini (1655-1657), ed “Elia”, del Lorenzetto ma terminato da Raffaello da Montelupo); alle pareti laterali “tombe a forma di piramide di Agostino Chigi e del fratello Sigismondo”, su disegno di Raffaello ma modificate da Bernini (suoi i medaglioni marmorei); nelle lunette, dipinti di Raffaele Vanni; al centro del pavimento, su disegno di Bernini, tarsia con la “Morte alata”. Al pilastro tra la 2/a e la 1/a cappella, “monumento a Maria Flaminia Chigi Odescalchi” (1771), di scenografica concezione ancora barocca, su disegno di Paolo Posi eseguito da Agostino Penna. 1/a cappella (Battistero): pregevoli edicole per l’olio santo e l’acqua battesimale composte da smembrate sculture quattrocentesche e quattro santi del Bregno provenienti dall’antico altare maggiore; a destra “tomba del cardinale Francesco Castiglioni” (1568), a sinistra “tomba del cardinale Antoniotto Pallavicini” (1507) di seguace del Bregno. A sinistra dell’ingresso laterale, curioso “monumento di G.B. Gisleni (1672), su disegno dello stesso, con la morte imprigionata e, nei medaglioni, il simbolo del bruco che rivive farfalla.
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