Nel I secolo d.C. viveva qui un senatore romano di nome Pudente, che, secondo la leggenda, diede ospitalità a San Pietro. In realtà l’edificio sorse come “Titulus Pudentis” all’interno di una casa romana dove nel II secolo fu eretto un impianto termale; un’aula di questo fu trasformato alla fine del IV secolo in Basilica a tre navate chiamata Ecclesia Pudentiana, restaurata da Adriano I e Gregorio VII, e rimaneggiata a fine ‘500. A sinistra si leva l’alto campanile romanico a cinque ordini (gli ultimi tre a trifore su colonne), che risalgono ai primo del XIII secolo; la facciata venne rifatta da Antonio Manno nel 1870. Precede il portale, con motivo a intreccio rilavorato nell’800, un Protiro, rimaneggiamento cinquecentesco di elementi mediali: due colonne a scanalatura elicoidale reggono la trabeazione con fregio a motivi vegetali, in origine cornice del portale; nei medaglioni, partendo da sinistra, Pastore, Pudenziana, Agnello mistico, Prassede e Putende. La facciata ottocentesca della Basilica, in via Urbana (l’antico Vicus Patricius) conserva un fregio con Prassede e Pudenziana vestite come imperatrici bizantine, un modo per riaffermare l’importanza del potere spirituale mettendolo sullo stesso piano di quello temporale. Nell’abside c’è un bel mosaico raffigurante Cristo in trono (solo la figura del Cristo ha l’aureola, e tiene in mano un libro aperto, sul quale campeggia l'iscrizione Dominus Conservator Ecclesiae Pudentianae) circondato dagli apostoli, (ne sono rimasti dieci, gli altri probabilmente sono scomparsi con le ristrutturazioni cinquecentesche), e da due donne, la cui identità è oggetto di discussione, che gli porgono una corona ciascuna; risale al 390 ma non è il più antico mosaico absidale di Roma sopravvissuto, primato che spetta a quelli delle due absidi di Santa Costanza (360). Una parte del mosaico fu distrutta durante i lavori di ristrutturazione di Federico Capriani detto il Volterra, che sacrificarono parte della zona inferiore intaccando le figure di alcuni apostoli, e forse un Agnus Dei riportato da alcuni disegni cinquecenteschi. La Cappella Caetani, iniziata dal Volterra e terminata da Carlo Maderno, trasformazione della cappella di S. Pastore ritenuta il primo luogo di culto della Domus di Pudente: i marmi policromi sono del Della Porta, gli stucchi del Valsoldo; nella volta, negli sguinci delle finestre e sulla parete di controfacciata, mosaici di Paolo Rossetti su disegno di Federico Zuccari; all’altare, Adorazione dei Magi, rilievo di Pietro Paolo Olivieri (1599) terminato da Camillo Mariani; ai lati, monumenti funebri del cardinale Enrico (1599) e del duca Filippo Caetani (1614) del Maderno, con angeli reggistemma del Mariani; nelle nicchie, statue delle Virtù cardinali di Giovanni Antonio Mari e altri berniniani (1650).
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LINK ESTERNI:
Basilica di Santa Pudenziana
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