La chiesa del SS. Nome di Gesù, conosciuta soprattutto come chiesa del Gesù o il Gesù, è legata alla figura di Ignazio di Loyola che nel 1541 ottenne da papa Paolo III, in piazza degli Altieri, la chiesa di San Maria della Strada (“de Astallis”, dalla famiglia del non lontano palazzo). La costruzione, pensata dallo spagnolo sin dal 1550 /furono chiesti progetti a Nanni di Baccio Bigio e a Michelangelo), iniziò solo nel 1568 col finanziamento del cardinale Alessandro Farnese e secondo il progetto del Vignola, diretto dai gesuiti Giovanni Tristano e Giovanni De Rosis; per la facciata il Farnese incaricò Giacomo Della Porta (il suo disegno fu preferito a quelli di Galeazzo Alessi e del Vignola, considerati rispettivamente troppo costoso e troppo semplice), che completò la costruzione e modificò la cupola, esternamente a spicchi su tamburo ottagono. L’edificio, consacrato nel 1584, costituì il modello che influenzò l’architettura religiosa romana per quasi un secolo e fu esportato dai Gesuiti in tutta Europa: l’impianto volumetrico e la facciata traducevano perfettamente le esigenze di funzionalità liturgica e di solenne austerità canonizzate dal concilio di Trento. La facciata del Della Porta (1571-1577), tutta in travertino, ha tre ingressi e due ordini di paraste corinzie accoppiate in corrispondenza della navata; alle cappelle corrisponde il solo ordine inferiore, raccordato da volute. Lungo l’asse verticale gli elementi plastici si intensificano: semicolonne, doppio timpano, finestrone, stemmi, in alto quello del Farnese, scalpellato; sulla porta il “monogramma del Nome di Gesù”, in marmo e bronzo, opera di Bartolomeo Ammannati (1574). Accanto alla chiesa del Gesù, al n. 45, si trova la Casa Professa eretta per il cardinale Odoardo Farnese in linee severe e funzionali da Girolamo Rainaldi (1599-1623). I prospetti in laterizio, con finestre incorniciate di travertino, si stendono sulle via d’Aracoeli, di San Marco e degli Astalli; il lato sud è stato ricostruito, arretrato, per l’allargamento di via delle Botteghe Oscure. All’interno, le Camere di Sant’Ignazio di Loyola, sono il resto della casa iniziata (qui morì il 31 luglio 1556) dal santo nel 1543 come sede della Compagnia di Gesù, che furono trasformate in duplice cappella: oltre il piccolo museo (“Circoncisione” di Girolamo Muziano e bozzetto dell’ “Adorazione dell’Agnello” del Baciccia) si percorre il cortile e per una porta sulla destra si sale alle camere, precedute da un corridoio con decorazione prospettica di Andrea Pozzo e affreschi del Borgognone, dove sono conservati cimeli, suppellettili e una statua del santo.
ORARI E INDIRIZZI:
Piazza del Gesù / Via degli Astalli, 16 - Aperta tutti i giorni dalle ore 7:00 alle ore 12:30 e dalle ore 16:00 alle ore 19:45 - Per informazioni Tel. 06.697001
COME ARRIVARCI:
BUS 51, 60, 63, 80, 83, 85, 118, 119, 160, 170, 628, H (fermata PIAZZA VENEZIA) 30, 46, 62, 64, 70, 81, 87, 190F, 492, 628, 916, 916F (fermata PLEBISCITO) - TRAM 8 (fermata VENEZIA)
LINK ESTERNI:
Chiesa del Gesù
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Nella distribuzione dell’interno il Vignola contemperò le nuove esigenze liturgiche [che prescrivevano un ampio ambiente in cui l’attenzione fosse concentrata sull’altare maggiore e sul pulpito] con la pianta centrale allungata: la navata, con volte a botte e fiancheggiata da sei cappelle, si prolunga nel presbiterio absidato ed è intersecata dal transetto di pari ampiezza, con cupola emisferica su tamburo cilindrico, mentre negli angoli sono ricavate quattro cappelle circolari; il tutto è organizzato entro un perimetro rettangolare (la sporgenza del transetto è impercettibile). L’apparato decorativo (volte, catino absidale, cupola e altari del transetto), creato nel 1672-1685 nel linguaggio trionfale del tardo barocco, in cui tutte le arti, e la preziosità dei materiali, convergono a un effetto di coinvolgimento emotivo, si è sovrapposto, contraddicendolo, a quello rigorista originario. L’ultimo intervento si deve ad Alessandro Torlonia, che rifece l’altare maggiore in forme tardo-neoclassiche (Antonio Sarti, 1840-1843) e rivestì le paraste di marmo giallo (1858-1861). [A] Nella volta “Trionfo del Nome di Gesù”, affresco del Baciccia (1679) con nuovo e straordinario effetto di prospettiva aerea, che sfonda la volta oltre la cornice dorata sorretta da “angeli” in stucco (Ercole Antonio Raggi, su disegno del Baciccia) e dalla quale si librano gruppo di figure; ai lati delle finestre, figure allegoriche in stucco di Lonardo Retti. Gli affreschi della cupola (nei pennacchi, “profeti, evangelisti e dottori della Chiesa”; nella calotta, il “Paradiso inneggia a Gesù”) e del presbiterio (nel catino, “Gloria dell’Agnello mistico”) furono eseguiti dal Baciccia nel 1672-1685. [1] 1/a cappella di destra: decorazioni di Agostino Ciampelli [1599-1601]. [2] 2/a cappella, su disegno del De Rosis: alle pareti dipinti di Gaspare Celio su disegni di Giuseppe Valeriano (1638). [3] 3/a cappella , decorazione di Federico Zuccari: alle pareti, quattro “festoni” di marmo antico provenienti dalle terme di Tito. [4] Dal vestibolo si passa alla Sagrestia, progetto di Girolamo Rainaldi: “Sant’Ignazio attribuito ad Annibale Carracci; sulla volta, “Adorazione del SS. Sacramento” del Ciampelli. [5] Transetto destro, Cappella di San Francesco Saverio, su disegno di Pietro da Cortona (1674-1678): “Morte del santo” di Carlo Maratta (1679); nella volta, affreschi di Giovanni Andrea Carlone (1760); [6] Cappella del Sacro Cuore, su disegno del Valeriano: “Sacro Cuore di Gesù”, notissimo dipinto su rame di Pompeo Batoni (1760); alle pareti, “storie di San Francesco” (quattro tavole sono attribuite a Giuseppe Penitz e Paul Brill); nella volta, dipinti di Baldassarre Croce (1599). [7] Presbiterio, ai lati dell’altare maggiore (Antonio Sarti, 1840-1843), a destra busto di San Giuseppe Maria Pignatelli e, ai lati, “Speranza e Carità” di Antonio Solà; a sinistra “memoria di San Roberto Bellarmino”, resto della tomba distrutta nel 1841, con “busto” di Gian Lorenzo Bernini (1621-1624) e rilievi (“Religione e Fede”) di Adami Tadolini. [8] Cappella di Santa Maria della Strada, su progetto del Valeriano (1584-1588): “Madonna della Strada”, affresco (XV secolo) ridipinto proveniente dalla chiesa omonima; alle pareti, “storie della Vergine” del Valeriano e di Scipione Pulzone. [9] Transetto sinistro, Cappella di Sant’Ignazio di Loyola, qui sepolto, pregevolissima opera di Andrea Pozzo (1696-1700): nella nicchia ricoperta di lapislazzuli (rilievi in bronzo dorato con “scene della vita di Sant’Ignazio”). La “statua del santo” e gli “angeli” in stucco argentato sostituiscono gli originali in argento di Pierre-Etienne Monnot con monogramma di Cristo in cristallo di rocca; sul fastigio, “Trinità” gruppo di Bernardino Ludovisi e Lorenzo Ottoni su modello del Retti; sull’urna, rilievi di Alessandro Algardi; a sinistra dell’altare la “Fede trionfa sull’Idolatria” di Jean-Baptiste Theodon, a destra la “Religione abbatte l’Eresia” del Legros; sopra “Approvazione della compagnia di Gesù” di Angelo De Rossi e “Canonizzazione di Sant’Ignazio” di Bernardino Cametti; sui timpani delle porte laterali, “angeli” di Camillo Rusconi a destra e di Lorenzo Ottoni e Francesco Moratti a sinistra; davanti all’altare, prezioso “recinto” in bronzo su disegno del Pozzo. [10] 3/a cappella a sinistra: “Adorazione della Trinità” di Francesco Bassano (1592) e dipinti di Durante Alberti. [11] 2/a cappella: nella volta affreschi del Pomarancio, alle pareti di Giovanni Francesco Romanelli. [12] 1/a cappella: “San Francesco Borgia” del Pozzo; alle pareti dipinti di Pier Francesco Mola (1660), nella volta del Pomarancio.
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