A destra dell’oratorio dei Quaranta Martiri, la chiesa di Santa Maria Antiqua, trasformazione di uno dei locali del vestibolo dei Palazzi imperiali sul Palatino, è il più importante e il più antico luogo di culto cristiano del Foro (venne consacrato a Maria nel VI secolo), nonché uno straordinario palinsesto di pitture parietali. Restaurata da papa Giovanni VII e abbellita da papa Zaccaria, Paolo I e Adriano I, fu abbandonata a seguito dei danni causati dai terremoti al tempo di papa Leone IV, che spostò la diaconia a Santa Maria Nova; sui ruderi sorse nel XIII secolo la chiesa di Santa Maria Liberatrice, rifatta da Onorio Longhi nel 1617 e demolita nel 1900 per riportare alla luce le strutture dell’edificio più antico, che fu ampiamente integrato dai restauri. Un "Vestibolo", comunicante a sinistra con la "Rampa" che sale al Palatino, dà accesso all’Atrio: al centro si trova l’ “impluvium” del precedente edificio, sulle pareti sono tracce di pitture. Un breve "Nartece" immette nell’aula, divisa in tre navate da altrettante arcate longitudinali per lato poggianti su due colonne in granito con capitello corinzio. La Navata mediana era quasi completamente occupata dalla schola cantorum, di cui si vede ancora la parte inferiore della balaustrata. Navata destra: affresco staccato dall’atrio raffigurante “Maria regina in trono tra angeli e santi” (papa Adriano I, committente dell’opera, vi è rappresentato col nimbo quadrato). Navata sinistra: sarcofagi pagani e cristiani (notevole quello con “storie di Giona”); alle pareti affreschi su tre fasce (nelle superiori, “storie del Vecchio Testamento”; in quella inferiore, “Il Salvatore e santi della Chiesa greca e latina”). All’ingresso del Presbiterio, su un muro che forma il prolungamento della schola cantorum, “Il profeta Isaia predice a Ezechiele la fine prossima” e “Davide e Golia”. Nell’abiside, pavimentata in opus alexandrinum a disegni geometrici, “Cristo benedicente e la Vergine che presenta Paolo I” (col nimbo quadrato); a destra dell’abside, tre strati di pitture comprese tra il VI e l’ VIII secolo: nel primo “Maria regina con angeli”, nel secondo “Annunciazione”, nel terzo “Padri della Chiesa”. Cappella a sinistra dell’abside, la più importante per gli affreschi del tempo di papa Zaccaria: nella nicchia rettangolare di fondo “Crocifissione” (Cristo veste il “colobium”; ai lati della croce, il “sole” e la “luna”; a destra “San Giovanni”; a sinistra la “Madonna”; più piccoli, “Longino fora con la lancia il costato di Gesù” e un “soldato gli presenta la spugna intrisa di fiele”). Sul muro di sinistra entrando, “Passione di San Giulitta e del figlioletto Quirico”; sulla parete destra “Theodoto e la moglie presentano i fedeli alla Madonna”. Il cosiddetto “Tempio di Augusto”, cui si accede per una porta sul lato destra del nartece, è anch’esso probabilmente un ambiente di passaggio alle costruzioni imperiali sul Palatino; nell’aula, rimaneggiata al tempo di Domiziano, sono riaffiorate strutture a uso commerciale del I secolo a.C. prospicienti il “vicus Tuscus” e resti di poderose opere legate agli ampliamenti della domus imperiale operati da Caligola in direzione del Foro.
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