L’elegante colonna in marmo fu inaugurata da Traiano nel 113 d.C. e celebra le sue due campagne di Dacia (Romania), negli anni compresi tra il 101 e il 106 d.C. Base e piedistallo della Colonna misurano in tutto circa 40 metri, la stessa altezza del Quirinale prima degli sbancamenti per l’apertura del Foro di Traiano. I bassorilievi con le scene delle campagne si avvolgono a spirale lungo la colonna: iniziano con i Romani che si preparano alla guerra e terminano con i Daci scacciati dalle loro terre. Minuscole finestrelle danno luce alla scala a chiocciola interna. Nel Museo della Civiltà Romana all’Eur (Quartiere Europa) si può ammirare la riproduzione completa dei bassorilievi. Quando Traiano morì, nel 117 d.C., le sue ceneri e quella di Pompea Plotina, sua moglie, furono collocate in un’urna d’oro dentro la base cava della colonna. Il monumento è sopravvissuto grazie a Papa Gregorio Magno (al soglio dal 590 al 604) che, colpito da una scena in cui si vedeva Traiano aiutare una donna il cui figlio era stato ucciso, pregò per la salvezza dell’anima dell’imperatore. Dio apparve allora al papa annunciando che l’anima di Traiano era salva, ma chiedendogli di non intercedere più per i pagani. Secondo la leggenda, quando le ceneri furono esumate, la lingua di Traiano, ancora intatta, raccontò di come la sua anima fosse stata salvata dall’inferno. La terra intorno fu perciò dichiarata sacra e la colonna risparmiata. La statua di Traiano rimase sulla cima fino al 1587, quando venne sostituita con quella di San Pietro.
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Museo della Civiltà Romana
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