Palazzo Farnese che si affaccia sull’omonima piazza ornata da due “fontane” gemelle la cui composizione è ascritta a Girolamo Rainaldi, primo e ultimo degli edifici del Rinascimento romano e grandiosa conclusione, in clima già manierista, del percorso architettonico iniziato dal palazzo di Venezia. Alla fabbrica diede inizio nel 1517, per il cardinale Alessandro Farnese (futuro papa Paolo III), Antonio da Sangallo il Giovane, anche se i primi studi, sul preesistenza palazzo Ferriz, risalgono al 1514; alla morte del fiorentino venne continuata da Michelangelo (1546-1449) e dal Vignola (1569-1573), e completata nel 1589 da Giacomo Della Porta. Del Sangallo sono le facciate sulla piazza e sulle vie laterali, esclusi il cornicione e la balconata centrale che, con parte del secondo e tutto il terzo ordine del cortile, sono ascrivibili a Michelangelo; del Vignola la facciata posteriore, terminata dal Della Porta. Il palazzo, passato ai Borbone di Napoli e oggi sede dell’ambasciata di Francia. Il maestoso prospetto, serrato agli angoli da robusta bugnatura, è diviso orizzontalmente in tre piani da cornici (marcapiani e soglia del davanzale) decorate con i gigli farnesiani: sei aperture per lato fanno ala nel pianterreno al portale con bugne ad arco; al primo piano altrettante aperture, con semicolonne e timpani alternativamente tondi e triangolari, racchiudono la michelangiolesca loggia architravata con doppie colonne, sormontata dal grandioso stemma Farnese; le 13 finestre del secondo piano sono a timpano triangolare. Corona l’edificio lo splendido cornicione, decorato anch’esso dai gigli e proporzionato non all’ultimo ordine ma all’intera fabbrica. La facciata posteriore, che guarda su via Giulia, presenta nella parte mediana un elegante partito architettonico a tre ordini di triplici arcate, separate da semicolonne (con finestre nelle arcate chiuse) e da lesene: l’ultimo, più slanciato, ha arcate aperte a formare una loggia sulla vicina strada.
ORARI E INDIRIZZI:
Piazza Farnese, 67 - Le visite al Palazzo si svolgono normalmente il lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 15:00 alle ore 18:00 (lingua italiana, francese e inglese) tramite richiesta via Email: visite-farnese@inventerrome.com - Per informazioni Tel. 06.68892818
COME ARRIVARCI:
BUS 23, 280 (fermata PALAZZO FALCONIERI/UROBORO) 46, 62, 74, 916, 916F (fermata CORSO VITTORIO EMANUELE/NAVONA) 63, H (fermata ARENULA/MINISTERO GRAZIA E GIUSTIZIA) - TRAM 8 (fermata ARENULA/MINISTERO GRAZIA E GIUSTIZIA)
LINK ESTERNI:
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Ambasciata di Francia in Italia
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All’interno di palazzo Farnese si entra attraverso il magnifico Atrio del Sangallo, diviso da colonne di granito rosso in tre navate (la centrale con volta a botte e le laterali con copertura in piano, tutte con lacunari ornatissimi), passando poi nel Cortile: questo è circondato da un portico ad arcate su pilastri, cui si addossano semicolonne doriche, sormontato da due piani (il primo ripartito da un ordine di semicolonne ioniche, il secondo da lesene corinzie) e con finestre a timpano nelle campate; ai lati del portico di fondo, “sarcofagi” provenienti dalla tomba di Cecilia Metella (a destra) e dalle terme di Caracalla (a sinistra). Oltre il cortile un Andito a lesene doriche, con nicchie ai lati, coperto da volta a botte con cassettoni ornati dai gigli Farnese, conduce al “Sottoportico” della facciata posteriore, dove, nei nicchioni laterali, sono composizioni di sculture e di frammenti architettonici romani. Al piano nobile è la celebre Galleria, lunga 20 metri e larga 6: le pareti sono ritmate da lesene in stucco con capitelli dorati alternate a nicchie con busti marmorei, da porte e da finestre sopra le quali sono riquadri affrescati dal Domenichino; la volta a botte e i lunettoni delle pareti minori sono scompartiti in riquadri, simulanti dipinti entro cornici, che sono applicati alla volta o appoggiati alla trabeazione in stucco lungo le pareti, oppure incassati nel bellissimo fregio (erme, telamoni, maschere e balaustre) animato da figure di ignudi che reggono festoni. La galleria fu affrescata nel 1597-1604 da Annibale Carracci, con l’aiuto del fratello Agosto e con la collaborazione del Domenichino e di Giovanni Lanfranco, con il “Trionfo dell’Amore sull’universo”, che segna il passaggio dalla stanca decorazione manierista del tardo ‘500 a quella barocca; le principali raffigurazioni sono: nel mezzo della volta, “Trionfo di Bacco e Arianna” con, ai lati, “Pan e Selene” e “Mercurio e Paride”; nelle pareti minori, in alto, “Polifemo e Galatea” e “Polifemo e Aci”; contro il fregio, verso le finestre, “Diana ed Endimione”, “Cefalo e Aurora” e “Venere e Anchise”; sul lato opposto, “Ercole e Onfale”, “tritone e nereidi” e “Giove e Giunone”. Il grandioso Salone presenta un ricchissimo soffitto a cassettoni, alle pareti sono arazzi riproducenti affreschi raffaelleschi delle Stanze vaticane e, ai lati del monumento camino, l’ “Abbondanza” e la “Pace” di Giacomo Della Porta; l’attigua Sala dei Fasti Farnesiani è decorata ad affresco da Francesco Salviati e Taddeo Zuccari.
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