La piazza del Foro, che si apre in asse con i Rostri, ha forma quasi rettangolare (metri 120x50) e un lastricato in travertino risalente a età augustea (iscrizione a lettere di bronzo del pretore Lucio Nevio Sordino) ma restaurato. Su un alto basamento si erge la colonna di Foca, dedicata nel 608 da Smaragdo, esarca d’Italia, all’imperatore d’Oriente Foca, che aveva donato alla Chiesa il Pantheon; ultimo monumento onorario eretto nel Foro, la colonna, proveniente da un edificio forse del III secolo, era sormontata un tempo dalla statua in bronzo dell’imperatore. Superata un’area non lastricata dove sono stati piantati il fico sacro, l’ulivo e la vite simbolici, si incontra, al centro di uno spazio irregolare, un puteale che indica il sito de “Iacus Curtius”, ultimo avanzo dell’antica palude del Foro. Incerta l’origine del nome: secondo una leggenda deriverebbe da Marco Curzio, buttatosi nel 363 a.C. in una voragine che l’oracolo aveva detto si sarebbe richiusa solo se vi si fosse gettato quanto Roma aveva di più caro; secondo un’altra tradizione dal console Caio Curzio, che recinse una voragine aperta nel 445 a.C. da un fulmine. Avanti, una fosse quadrangolare segnala il sito ritenuto un tempo della colossale statua equestre di Domiziano, eretta a seguito della vittoria sui Germani del 91 e abbattuta dopo la morte dell’imperatore a causa della “damnatio memoriae”; studi sull’ordito del lastricato della piazza posizionano il monumento più a nord e nei tre blocchi di travertino inseriti nella struttura cementizia, già interpretati come incastri per i perni delle zampe del cavallo, individuano i contenitori di oggetti sacri (i cosiddetti “dolìola”) caratterizzanti un antico luogo di culto. L’adiacente fondazione quadrangolare è probabilmente da riferirsi alla statua equestre di Costantino. Concludono a est la piazza del Foro i resti del tempio prostilo esastilo corinzio che Ottaviano dedicò nel 29 a.C. al Divo Giulio (tempio di Cesare) nel luogo in cui era stato cremato il corpo di questi (l’emiciclo con l’ara rotonda al centro, posto sulla fronte del podio, ne ricorda il sito); dinnanzi al pronao era una terrazza a uso di tribuna, detta “rostra ad Divi Julii” perché ornata dai rostri delle navi egizie catturate ad Azio da Ottaviano nel 31 a.C. (la parte anteriore è stata fedelmente restaurata nel 1933).
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